Pregare, è forse l’atto più intimo che un essere umano possa compiere. Nella preghiera, di solito in solitudine, vi è un rapporto di amore tra l’uomo e la divinità, racchiuso da un profondo timore e caratterizzato da una tenerezza unica che, solo la purezza dei bambini può concepire.
La preghiera, nel senso più vero, dovrebbe essere una lode e mai una richiesta, in quanto la divinità, onnisciente e onnipresente, sa già le necessità di chi innalza le preghiere.
Dover pregare un uomo, un altro tuo pari, per permetterti di tornare a fare quello che la natura di più prezioso ti ha donato, il respirare, rientra tra le atrocità del genere umano.
Nel mondo animale, le cosiddette bestie, hanno regole, anche durante la caccia e l’uccisione della preda, che non reggono paragone con quello accaduto a Minneapolis. Anche perché, si può considerare senza peccato una bestia, ma là bestialità è di sicuro uno dei peccati più riprovevoli.
Sentire, o meglio non sentire, sotto il proprio peso un cuore che batte sempre più piano è un “accompagnamento” alla morte che non può essere attribuito all’essere convinto di dominare il mondo.
L’errore che in questo momento si può fare è focalizzare l’attenzione su un uomo che indossa una divisa. Quell’uomo, non rappresenta nessun tipo di divisa, in quelle immagini che la televisione ha ampiamente diffuso il poliziotto è un uomo “nudo”, un uomo che ha perso la sua dignità, un essere che anche il mondo animale farebbe fatica ad accettare. Lo stesso Cicerone, molti secoli fa classifica la forza come il diritto delle bestie.
Cosa porta a questi episodi, è forse l’interrogativo da porsi per avere la speranza che ciò non accada più. Ci consideriamo degli esseri superiori solo perché in molti così muniti di ragione, ma quale ragione può portare a soffocare un proprio simile?
È altresì vero che spesso carnefice e vittima si confondono, altre bestie latenti sono in agguato, cosi, le reazioni di molti all’uccisione del povero George Floyd, portano ad una rivolta, che di per se potrebbe anche essere giustificata dall’istinto di reagire ad un ingiustizia.
Ma quale giustizia c’è nel saccheggiare dei supermercati e dei centri commerciali per “vendicare” la morte di un uomo?
Ci sono molte altre forme di protesta che, in passato, uomini come Luther King e Gandhi hanno messo in atto lasciando un segno più profondo di quanto può fare un saccheggio di televisori e console per video giochi.
Molti lettori staranno pensando che, fin adesso nessun accenno è stato fatto al colore della pelle della vittima, alla sua religione, alla situazione sociale, ad eventuali problematiche pregresse in quell’area; ciò ha un senso profondo, farlo, significherebbe cercare una giustificazione alla barbaria del gesto.
Rimane la speranza di chi ancora crede nell’evoluzione, necessaria soltanto a colui che si rende conto della sua situazione e della possibilità di cambiarla, ma soprattutto acquisisca la consapevolezza che ha poteri che usa male e ricchezze che non vede. Solo nella consapevolezza di usare in maniera corretta questi “poteri” e di ben indirizzare le ricchezze dentro ognuno di noi che un evoluzione è possibile.
