25 novembre… e allora?
Come ‘allora’. Oggi è il giorno della lotta contro la violenza sulle donne!
Ah, oggi e… domani, dopodomani e dopo dopo ancora?
Va bè, che vuoi l’ONU ha deciso così!
Complimenti all’ONU, bella iniziativa.
Sono le 8 e 15 e, alla radio, dopo avere ricordato che oggi, appunto, nel mondo si celebra la lotta di cui sopra, viene data un’ultima notizia, in linea con… : “scoperto il cadavere di una donna sotto un cumulo d’erba, colpita da diverse coltell… etc etc.”
Ma come? E’ quella ‘giornata’ e c’è qualcuno che anche OGGI uccide una donna?Ah, forse non lo sapeva, altrimenti il poveraccio avrebbe ‘agito’ domani.
Ricordiamo, celebriamo pure, ormai è una superconsolidata tradizione, ma… a che serve tutto questo? Cosa vuol dire ‘ricordare’?
Siamo il popolo delle celebrazioni, aspettiamo tanto quel preciso giorno per ricordare e commemorare, parlandone e discutendone con largo anticipo, un evento, che sia stato un terremoto, un alluvione, un attentato, l’uccisione di uno dei tanti magistrati, le ‘foibe’, la ‘Shoah’ e… devo continuare? Poi, quando arriva il fatidico giorno, siamo tutti lì, a ricordare, magari a riflettere e rattristarci. Ma… tranquilli, è solo un giorno, il passato è ormai passato, a mezzanotte si chiude l’oggi e inizia il domani che sarà sicuramente migliore (speranza, illusione). Se segnassimo su un calendario gli episodi tristi vissuti dalla nostra generazione e dai nostri genitori, da ricordare, commemorare e celebrare, credo che 365 giorni non basterebbero.