di Giuseppe Martorana
Sono trascorsi 155 anni dal sacrificio patriottico di Andrea Coffaro, fucilato a Palermo il 14 aprile 1860, unitamente ad altri dodici rivoluzionari palermitani. Allora, molti ritennero che il Coffaro fosse anche Lui palermitano, anche perché non erano al corrente che nei paesi del Circondario palermitano fervevano sentimenti di patriottismo e di odio verso i Borboni e che si erano già verificati tentativi di rivolta con conseguenti scaramucce con i soldati borbonici che a Bagheria erano di stanza a Palazzo Inguaggiato.
Egli era nato a Bagheria il 14 maggio 1796, da Giuseppe e da Caterina Carollo.
Ricorrendo quest’anniversario, riteniamo che sia sempre positivo ricordare ai giovani le azioni meritorie e di eroico sacrificio dei nostri antenati che hanno perso la vita per difendere gli ideali di libertà contro la sopraffazione.
Ecco brevemente l’episodio che riguarda il nostro Andrea Coffaro e la sua famiglia, a un mese e mezzo dall’entrata a Palermo di Giuseppe Garibaldi.
Nei primi giorni di aprile 1860, quando le soldataglie borboniche facevano il bello e il cattivo tempo nel territorio bagherese, egli non abbandonò il suo posto di guardianeria nella tenuta della famiglia Viola, situata nella zona del Padreterno. Custodiva la campagna dalla torre merlata della casa rurale dove abitava con la sua famiglia, precisamente all’angolo da dove inizia la via Ciro Scianna, chiamata Torre Ferrante,certamente una delle costruzioni più antiche di Bagheria, forse addirittura, secondo qualche testimonianza, risalente al 1565. Qui più che la difesa preparò l’offesa, unitamente ai membri della sua famiglia e a quelli della famiglia Restivo, anch’essa abitante in via Ciro Scianna, che allora si chiamava Corsavecchia. Giacomo Restivo,che era un fuochista pirotecnico, preparò delle bombe, mentre i Coffaro assembravano armi e munizioni.
Il 9 aprile, quando una colonna di soldati stava per attraversare, sparando a destra e a manca, Giuseppe, dall’alto della Torre Ferrante, rispose al fuoco nemico e così fecero il padre Andrea e Giacomo Restivo. L’attacco fu lungo, violento e laborioso ed erano già caduti alcuni militari borbonici, ma anche la reazione dei soldati regi fu violenta e ben presto fu colpito a morte Giuseppe Coffaro, mentre Andrea, a corto di munizioni, fu costretto alla resa e condotto a Palermo. Dopo un processo sommario e senza rispetto per la persona umana, il 14 aprile 1860 fu giustiziato a Palermo, unitamente ad altri 12 eroici cittadini (catturati durante la Rivolta della Gancia). Doveva compiere 64 anni ed era il meno giovane tra i Caduti.
Nel 1960, ricorrendo il centenario di quell’avvenimento, su una parete della Torre venne apposta una lapide in ricordo del sacrificio di Giuseppe e Andrea Coffaro. L’iniziativa fu portata a compimento dal preside del Liceo Classico Francesco Scaduto, prof. Giuseppe Cottone che aveva coinvolto i professori e le scolaresche del suo Istituto.
Questa l’iscrizione che storicizza quell’avvenimento: “Pronta allo squillo della Gancia Bagheria insorse con i suoi più generosi figli contro l’oppressore il 4 aprile 1860 da questa Torre Ferrante contro le milizie borboniche mortificandone la vittoria strenuamente resistettero con i più animosi Giuseppe e Andrea Coffaro. Oggi 4 aprile 1960 auspice il Comitato Cittadino nel 1° Centenario del Risorgimento Italiano il Liceo Ginnasio “F. Scaduto” ai bagheresi questa lapide consegna a memoria perenne del sacrificio degli eroi martiri”.
Nel Cinquantenario di quell’eroico sacrificio, nell’androne del Comune di Bagheria era stata murata la seguente lapide: MENTRE LA GENEROSA CITTA’ DEL VESPRO RIMEMBRA I FASTI GLORIOSI DI MIRABILE EPOPEA PER COSCIENZA UNANIME DI POPOLO COMPIUTA, BAGHERIA, CHE ALLA PATRIA OFFRI’ NOBILE TRIBUTO DI VITTIME CRUENTE, CON VOTO SOLENNE DEL CONSIGLIO CITTADINO, IL NOME VENERATO E BENEDETTO DI ANDREA COFFARO MARTIRE GLORIOSO FRA I XIII DEL XIV APRILE MCCMLX, CONSACRA IN QUESTO MARMO, ESEMPIO PERENNE DI VIRTU’ DI SACRIFICIO ETERNA RAMPOGNA A SPERGIURA TIRANNIDE – XIV APRLE MCMX (14 APRILE 1910).
Ed ora un auspicio. Come ho scritto altre volte, sarebbe doveroso che il Comune dedicasse una strada della nostra Città al nome di Giuseppe Coffaro, la cui morte è stata oscurata, non certo volutamente, da quella del padre.
Riportiamo ora un articolo giornalistico, riguardante Andrea Coffaro, che amplia il precedente, pubblicato da L’Ora del 16-17 aprile 1921 dal titolo
Un eroe commemorato
Ci scrivono da Bagheria – L’assessore per la P. I. avv. Giuseppe Clemente Verdone,con circolare del 12 corrente mese, ha richiamato l’attenzione del nostro corpo insegnante sulla necessità di commemorare nelle scuole, la data del 14 aprile 1860 ,a ricordo dell’eroismo compiuto dal bagherese Andrea Coffaro, l’ultima delle 13 Vittime che furono giustiziate a Palermo. I maestri hanno risposto all’appello delProsindaco Verdone (1), a cura del quale, molti anni or sono, in una guida illustrata delle bellezze artistiche di questa città e di Solunto (2), furono raccontati gli atti di valore compiuti dai generosi figli di questa terra, che, con slancio spartano, s’immolarono sull’ara della libertà.
Molti insegnanti hanno fatto la commemorazione del 14 aprile in classe; i professori Ajello, Rella, Villasevaglios, Rotondo hanno condotto i loro alunni alla storica Torre, dove fu segnato il destino del Coffaro. Il conferenziere è stato il prof. Rotondo e ciò per espresso desiderio dell’assessore Verdone che lo ebbe collaboratore nella preparazione della guida paesana, a cui accennammo.
Non appena gli alunni della Sezione “Arena” (*) (circa trecento) formarono il quadrato, il prof. Rotondo spiegò loro lo scopo dell’accesso sul luogo. Egli disse che Andrea Coffaro, anima di fervente patriota, perseguitato dalla polizia borbonica, perché reo di amare troppo la Patria e la libertà, contava sessant’anni, quando venne giustiziato a Palermo.
Castaldo del fondo Viola, dove ora sorgono due nuovi quartieri Scoppa-Favazzi, tenne sempre vivo il sentimento d’italianità fra gli amici ed i parenti. Il 5 aprile 1860, lo stesso giorno in cui giungeva in Sicilia il Principe di Castelcicala, a Bagheria avveniva un combattimento cruentissimo fra gli sgherri borbonici, guidati dal Rizzotto, ed i patrioti bagheresi. Il nemico, riportato il sopravvento, mise a sacco e fuoco il paese eroico.
Dopo pochi giorni si seppe che la guarnigione borbonica, accasermata nel Palazzo Inguaggiato,doveva sferrare un assalto in forze per schiantare i generosi ch’eran pronti a dare la loro vita, in olocausto della Patria. Ed allora Andrea Coffaro, messosi d’accordo con il pirotecnico Giacomo Restivo, che in una notte costruì bombe micidiali, decise la resistenza ad oltranza. L’assalto avvenne. Il Coffaro, aiutato dal figlio Giuseppe, dalla moglie e dalla nuora, tenne testa al nemico.
Esauritesi le munizioni, il figlio Giuseppe tentò scalare una finestra, per andare in cerca di munizioni, ma colpito alla schiena, cadde esangue al suolo. La torre fu espugnata, il Coffaro fu tratto in arresto e condotto a Palermo, fu condannato a morte. Ora è consacrato alla storia, glorificato dal monumento che sorge sulla Piazza 13 Vittime a Palermo.
La bella lezione di storia fatta dal prof. Rotondo ha commosso i bambini, i quali cominciarono ad apprendere che anche la ridente Bagheria ebbe i suoi eroi ed i suoi martiri nel Risorgimento italiano.
Noi plaudiamo di cuore alla iniziativa del Prosindaco Verdone, il quale cura gli interessi della scuola, in modo da trarre da essa i migliori effetti, sia istruttivi che morali.
(1) Sindaco in carica dal 1920 al 1923: avvocato Silvestre Galioto – (2) Si riferisce all’Almanacco del 1911)
(*) La sezione “Arena” era il locale di Corso Umberto I, quasi di fronte al Municipio, che ospitò le cinque classi elementari che erano state “sloggiate” dalla Villetta Ugdulena, per dare posto alle cinque classi ginnasiali che cominciarono a funzionare dall’a.s.1914-15. Arena era il proprietario dell’immobile preso in affitto dal Comune.